A occhi aperti di TeatroGruppo Popolare
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DATE:

in programmazione

Teatri, circoli culturali, scuole secondarie

6 aprile 2024 ore 21

Piccola Accademia, via Castellini 7 Como

7 aprile 2024 ore 18

Piccola Accademia, via Castellini 7 Como

3 maggio 2024 ore 11.00

matinée per scuole secondarie di secondo grado | Piccola Accademia, via Castellini 7 Como

3 maggio 2024 ore 21.00

Piccola Accademia, via Castellini 7 Como

5 maggio 2024 ore 17.00

Centro Medioevo, Olgiate Comasco (CO)

6 maggio 2024 ore 14.30

Piccola Accademia, via Castellini 7 Como – per educatori e operatori

17 maggio 2024 ore 21.00

Lo snodo, Erba (CO)

2 giugno 2024 ore 21.00

via Viganò 2, Como (CO) – Festival dei Cortili

14 novembre 2024 ore 15.00

Centro San Girolamo, Lecco (LC)

22 novembre 2024 ore 21.00

Sala polifunzionale, Bregnano (CO)

23 novembre 2024 ore 20.30

Teatro dell’Oratorio, Maslianico (CO)

4 maggio 2025 ore 18.30

Piccola Accademia, via Castellini 7, Como (CO)

5 maggio 2025 ore 12.00

Auditorium IP Falk, Cologno Monzese (MI) – matinée scuola secondaria

A OCCHI APERTI

Open your eyes

PER SCUOLA SECONDARIA DI I e II GRADO e ADULTI

Produzione: TeatroGruppo Popolare
Ideazione e progetto: Olga Bini
Regia: Valeria Fornoni
Con: Salvatore Alfano, Olga Bini
Consulenza fiaba: Bruna Bonanno
Consulenza scena: Maddalena Oriani
Sound design: Maurizio Berta

Dopo molti anni Elly torna per circostanze lavorative in Islanda – isola vulcanica originatasi da un punto caldo della dorsale oceanica “la cicatrice del mondo” almeno 20 milioni di anni fa, quando una parte del fondale oceanico è emersa dal mare – la terra dove ha vissuto l’infanzia. Fa visita a casa Porpora, la casa di famiglia, che ritrova intatta come l’aveva lasciata e insieme alla casa ritrova Ollie, il suo amico immaginario. Tra Elly e Ollie si avvia un fitto dialogo, a tratti giocoso a tratti serio, fatto di momenti in cui si raccontano il presente e di momenti in cui ripercorrono il passato trascorso insieme attraverso un gioco ironico che mette a nudo le loro “esistenze”.

Ollie, spinge Elly inizialmente restia a riattraversare anche i momenti difficili di quell’infanzia, il non essere vista, ascoltata, accolta e protetta dalla madre e dalla nonna, figure dominate dai propri problemi, sino a toccare il ricordo dell’abuso che Elly ha subito dal nonno, abuso che la donna svela essere anche stato subito dalla madre quando era bambina e che non mette la madre nelle condizioni di relazionarsi appropriatamente con la figlia. Questo percorso permette simbolicamente alla donna di lasciar andare quel mondo di fantasie, rappresentato da Ollie, attraverso il quale aveva tentato di proteggersi, trattenendo invece i ricordi lievi e vitali che le permettono di proseguire serenamente per la propria strada pur sapendo che le cicatrici seppur chiuse e curate rimangono.

Ci sono cose che non si dicono, ci sono cose nascoste che tra una stretta di mano e l’altra attraversano mondi. Ci sono cose perdute, cose non percepite che un come stai non basta, ci sono cose che producono rumori così tanto assordanti nell’orecchio che creano silenzio. C’è un vuoto che si crea e ci sono cose che in una famiglia non vengono viste, ascoltate, e cose che non vogliono essere viste né ascoltate. Ci sono domande alle quali non vengono date risposte e per meglio dire vengono date risposte di un senso nascosto. Ci sono cose che accadono e non riescono ad essere fermate, continuano a reiterarsi nel tempo.

Ci sono parole e gesti che aprono mondi che mai avresti potuto immaginare.

Ci sono risvegli, ci sono colpe che non sono tue.

Questa è la mia storia e non credo che è stata una storia, ma un modo di comporre un vissuto che ancora oggi attraversa le onde del mare e si infrange su questa terra emersa dal fondale oceanico, verde e brulla allo stesso tempo, complessa e affascinante. Si vive bene, ma la cicatrice c’è, i vulcani borbottano, sbuffano e ogni tanto eruttano ancora.

NOTE DI REGIA

Siamo in Islanda, a Casa Porpora: il luogo dell’infanzia di Elly.
Qui tutto ha avuto inizio, ed è qui che Elly decide di tornare.
Nel cuore di questa terra aspra e misteriosa, simbolo stesso di una cicatrice del mondo — dove i continenti si sono spezzati, dove la terra si è divisa — Elly affronta la propria frattura interiore.

Ad accoglierla, tra nebbia e silenzio, appare il suo amico immaginario, compagno di giochi e confidente del passato. L’incontro sospende il tempo. Insieme si ritrovano sulla terrazza, luogo simbolico dei ricordi e dei giochi infantili.
Tutto inizia con leggerezza: risate, echi di un tempo perduto, voci che si rincorrono tra le nebbie. Ma sotto questa superficie vive un suono profondo, generato da materiali concreti raccolti in Islanda: sibili del vento, crepitii del ghiaccio, brontolii dei vulcani. È il battito sordo della terra, premonizione di un’emersione inevitabile.

La storia nasce da un accaduto reale, un evento taciuto, rimosso, che Elly ha portato con sé come una ferita invisibile.
Il gioco tra lei e l’amico immaginario si ripete, come un rituale, scandito da partiture fisiche. A ogni iterazione le parole si arricchiscono, svelano, rischiano.
Le risate lentamente si affievoliscono, si fanno più rade, fino a scomparire. Inizia un discendere: nel profondo, nell’oscuro, nella ferita. Il paesaggio sonoro si fa più denso, la nebbia più fitta, le luci, inizialmente fredde e taglienti, cominciano a scaldarsi, ad aprire spiragli.

Nel culmine di questo viaggio interiore, il corpo e il suono si uniscono in una danza finale: un valzer catartico. È il superamento del fatto, la trasformazione del dolore in gesto, in presenza.
La partitura iniziale, rigida e scandita, si dissolve in movimento.
Resta la danza.
Resta la possibilità di andare oltre.

Lo spettacolo è stato sviluppato nell’ambito del progetto A come… Anoressia, Abuso minorile, Aiuto con il contributo di Fondazione Provinciale della Comunità Comasca onlus.