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in programmazione
Teatri, circoli culturali, scuole secondarie
8 maggio 2025 ore 11.00 e 14.30
Teatro Munari, Milano – festival Segnali
IL PRIMO MIRACOLO
La parola come miracolo, come strumento di pensiero capace di suscitare le cose, animarle, anche e soprattutto evocarle
PER SCUOLA SECONDARIA (I e II GRADO) e ADULTI
Produzione: TeatroGruppo Popolare
Testo: Mario Bianchi
Con: Gianpietro Liga
Regia: Giuseppe Adduci
Tre bambini, Giannetto, Platano e Gesù vivono in una cittadina nel deserto. Aiutano le madri, gli uomini sono in guerra. Con i tre c’è Maddalena, li ammalia con la sua bellezza; la madre di Gesù, Maria e lo zio Gabriele. I tre vanno a cercare i padri che la guerra ha tolto loro. Compiono un viaggio in cui scoprono la capacità dell’arte di cambiare il mondo. La parola viene concepita come miracolo, capace di animare le cose, evocarle, dare loro sostanza attraverso la voce. Un percorso di formazione e di speranza di cambiamento per un mondo migliore.
La volontà dello spettacolo è quella di concepire la parola come miracolo, come strumento di pensiero capace di suscitare le cose, animarle, anche e soprattutto evocarle, cioè dare loro voce attraverso la voce. La vicenda di Mario Bianchi attraversa brevemente, con leggerezza e tenerezza laica, la parabola evangelica, emancipandosi e diventando un percorso in cui, nella narrazione di Gianpiero Liga, tre bambini vanno alla ricerca dei propri padri, sottratti dalla guerra, che ritroveranno solo quando la parola riuscirà a compiere il miracolo per cui è stata concepita: farsi artefice di pace, riuscire a immaginare possibilità altre alla minaccia della guerra, soprattutto aprire mille finestre oltre le quali poter vedere mondi possibili, così come le apre Manir, il costruttore di finestre, personaggio chiave del racconto. L’intento è quello di dare valore alla parola come strumento di significato, che dà senso e nome alle cose, se ne prende cura, le coltiva con il proprio suono; lo stesso valore che ha la voce, intesa come veicolo di senso e musica. La riflessione cui vuole portare lo spettacolo accarezza anche l’idea di “silenzio”, inteso come volontà di ascolto, come humus indispensabile alla nascita di una parola meditata e sapiente.