Le bambole di Caterina
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DATE:

Domenica 15 febbraio 2015, ore 16:00

Cine-Teatro “della Rosa”, Albavilla (CO)

Domenica 22 febbraio 2015, ore 16:00

Piccola Accademia di TeatroGruppo Popolare, Como (CO)

LE BAMBOLE DI CATERINA

Ispirato ai giochi e giocattoli tradizionali

PER BAMBINI E FAMIGLIE

Testo e regia: Giuseppe Adduci
Con: Cosetta Adduci e Claudia Fontana

E’ risaputo: mentre noi dormiamo il mondo dei giocattoli si anima. Vuol dire che tutto quello che durante il giorno ha finto di stare immobile al servizio dei bambini (a volte maltrattato, soggetto di sfogo, vilipeso, a volte amato e coccolato) nel corso della notte prende movimento e vive autonomamente.
E’ il caso delle due bambole di Caterina. Ogni notte si svegliano dall’inedia del giorno e interagiscono con quanto sta loro intorno, giocando, cantando, parlando, ridendo e piangendo. Questa notte…
Questa notte è una notte particolare. Caterina dorme, come tutte le notti, e si è dimenticata che da domani non vedrà più la sua maestra, che è la maestra di sostegno, perché andrà in pensione. Ha pensato a lei con un disegno, che le vuole regalare, ma si è scordata di darglielo. Lo sanno, le due bambole, e ora pensano di correre ai ripari. Saranno loro a intervenire nel sonno della maestra, portandole il disegno di Caterina per un addio come si deve, colorato e emozionante. Si avviano.
Ma il percorso è frammentato dalla presenza del Mannaro, che come si sa mette paura a tutti e cerca di cancellare qualunque cosa buona possa accadere. Indica strade sbagliate, il Mannaro, compare improvvisamente alle spalle, rumoreggia sinistramente, obbliga a tenzoni di cui è già vincitore. Insomma fa il lavoro del Mannaro. Che in questo caso, per esempio, prevede nientepopodimeno che il “cerchio di gesso del Caucaso”.
E cioè: mentre Caterina dorme lui traccia un cerchio intorno al suo letto, e poi comincia a tirarla per un braccio con l’intento di trascinarla fuori. Le bambole possono, volendo, tentare di opporsi tirando Caterina per l’altro braccio. Insomma una brutta faccenda.
Ma le brutte faccende, se ci sono di mezzo le bambole, vanno sempre a finire bene.

Il contesto

Il teatro esiste da sempre. Più o meno esisterà per sempre. Evolve, si modifica, si adatta ai tempi, quando è veramente bello i tempi li adatta a se stesso. Così è per i giochi. Le bambole, ad esempio, ci sono da sempre, come contributo (a volte sostituto) affettivo. Più o meno esisteranno per sempre, evolvendo, modificandosi, adattandosi ai tempi e raccontandoli assumendoli addosso.
E allora li abbiamo messi insieme, teatro e bambole. Non è la prima volta, e tra le tante la più giustamente nota è quella del “cerchio di gesso del Caucaso” di Brecht. Nel nostro caso tuttavia le abbiamo rese protagoniste, le abbiamo umanizzate, più o meno come fanno i bambini quando le vivificano nel gioco meraviglioso del Facciamo che io ero … Facciamo che tu sei.

Lo scopo

Aprire il mondo del fantastico come modello di realtà possibile su cui intervenire. Questo fanno i bambini quando giocano, questo fanno anche quando giocano con le bambole più ancora che con qualunque altro gioco. Ora vanno incontro giustamente al mondo virtuale, interagiscono con vicende che all’interno dello schermo di un computer assumono sempre più i connotati della realtà, avranno, col tempo, oltre che forma sempre più tridimensionale, odori, umori, tattilità. E allora perché nel frattempo non invitarli a giocare con ciò che queste caratteristiche le hanno già, semplicemente per intrinseca natura?
Insomma, accanto al computer, mettiamo anche una bambola, un pupazzo, un orso di peluche. Alla fine vorranno giocare anche con quelli. Gli assomigliano di più, sognano con loro.