In fondo
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DATE:

Sabato 30 gennaio 2010, ore 21:00

Spazio Gloria Circolo Arci Xanadu – Como

Venerdì 24 ottobre 2014, ore 21:00

La Piccola Accademia di TeatroGruppo Popolare – Como

IN FONDO

Ispirato alle vicende reali di alcuni sportivi

Testo e regia: Giuseppe Adduci
con: Claudia Fontana

In fondo prende spunto dalle vicende reali di alcuni sportivi e le racconta a modo suo. La maglia nera del ciclismo Luigi Malabrocca, detto Luisìn, sempre ultimo, ultimissimo, perché così riusciva a guadagnare due lire e a battere la miseria, al Giro d’Italia andava in fuga dietro al gruppo, entrava nei bar e non ne usciva più; il pugile che ha perso più incontri nella sua carriera, Peter Buckley, il più grande professionista della sconfitta: 256 match persi su 299, una disgrazia più che una statistica; Danio il giovane calciatore che ha sportivamente fatto apposta a sbagliare un calcio di rigore perché lo ha ritenuto ingiusto; il marciatore Dorando Pietri divenuto famoso per aver perso la maratona perché aiutato da una giuria pietosa, o Gabriela Andersen Scheiss, cinque minuti e quarantaquattro secondi per fare un giro e mezzo di pista…

Il punto di vista

In fondo gli ultimi sono quelli che vivono di più le cose: partono insieme agli altri, ma arrivano dopo. Volendo, si godono di più il viaggio, mentre i primi l’hanno bruciato in fretta.
Gli ultimi sono troppo grassi, o troppo magri. Sono qualcosa in eccesso, hanno qualcosa in più.
Dice: “Beati gli ultimi perché un giorno saranno i primi”. Non sia mai!
In fin dei conti gli ultimi sono quelli che guardano le spalle degli altri, anche di quelli che se la danno a gambe, che scappano. Gli ultimi no, capiscono sempre troppo tardi che è ora di scappare.
I primi bevono dal pozzo, ma gli ultimi sono il pozzo, giù in fondo.
Sono necessari, perché senza di loro non ci sarebbero i primi, e neanche quelli di mezzo, quelli che se ne stanno al caldo tra gli uni e gli altri: i più.
Nossignori, gli ultimi hanno una dignità professionale, rigorosa: sono i primi visti alla rovescia. Sono quelli che rimangono ai piedi della pertica, che prendono la palla in faccia anziché con le mani a volley, con le mani anziché con i piedi a calcio, che non capiscono i “passi” a basket, che nel salto in alto passano sotto l’asticella… Gli ultimi sono toccati dal dio, sanno inciampare nelle loro stesse gambe, arrossire fino a sentire la pelle sfrigolare, balbettare con un ritmo reggae e partono in levare.
Sono educati, e la loro educazione viene sempre presa sul serio. Sanno dire “… La prego” e fare posto. I primi non rifiutano mai, sono bastardi.

Il contesto storico

Qualche anno fa, alle ParaOlimpiadi di Seattle, nove atleti, tutti mentalmente o fisicamente disabili, erano pronti sulla linea di partenza dei 100 metri. Allo sparo della pistola iniziarono la gara, non tutti correndo ma con la voglia di arrivare e vincere. Mentre correvano, un ragazzino cadde sull’asfalto, fece un paio di capriole e cominciò a piangere. Gli altri otto lo sentirono, rallentarono e si voltarono. Si fermarono e tornarono indietro tutti. Una ragazza con la sindrome di Down si sedette accanto a lui e cominciò a baciarlo e a dire: “Adesso stai meglio?” Allora, tutti e nove si abbracciarono e camminarono verso la linea del traguardo. Tutti nello stadio si alzarono, e gli applausi andarono avanti per parecchi minuti. Persone che erano presenti raccontano ancora la storia.
E poi, diciamocelo… l’ultimo chiude sempre la porta!

Esigenze tecniche

Lo spettacolo è adattabile a qualunque luogo e situazione consentano la “mise en éspace” di un attore, con impianto di amplificazione audio attivo o implementabile.